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OLIO

Storia dell’olivo in Puglia e nel comprensorio di Terra di Bari

I primi ritrovamenti di ulivi in Puglia sono datati attorno al VI secolo a.C. e si collocano nella zona tra Torre a Mare e Fasano. Furono i Fenici e i Greci a introdurre la coltivazione dell’ulivo nella Regione, in particolare nella provincia di Bari e, dopo di loro, i monaci Benedettini e Cistercensi, ai quali si deve la trasformazione, attorno al V secolo d.C., delle grandi distese di campi selvatici in oliveti, che diffusero la cultura della produzione olivicola in Puglia.

Fonti storiche raccontano che, nel XIII secolo, a Venezia, l’olio proveniente da Bitonto fosse venduto nella Repubblica di Venezia a un prezzo tre volte superiore (3 ducati per 1.000 libre) rispetto a quello proveniente da tutte le altre zone. Tale prosperità dura fino agli albori del XVII secolo, quando si registra una forte crisi del comparto agricolo. Ma già nel secolo successivo l’economia riprende, con l’oliveto che va a imporsi sempre più sul paesaggio agrario, anche grazie alle abili mani di potatori e innestatori pugliesi, che trasformano le zone boscose in coltivazioni curate e funzionali alla raccolta.

Un patrimonio naturale che oggi fa della Puglia la regione più olivicola d’Italia, con il maggior numero di aziende (147mila , che rappresentano il 33% delle aziende specializzate in olivicoltura) e la maggiore superficie agricola specializzata a olivo (34%) (fonte INEA 2014).

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