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I VITIGNI

Nero di Troia

La varietà protagonista di questo territorio è il Nero di Troia (o Uva di Troia), il terzo vitigno autoctono a bacca nera più diffuso della Regione (circa 2.500 ha), che caratterizza fortemente tutta la vitivinicultura di questa parte della Puglia. La leggenda vuole che sia stato importato nella città di Troia, in provincia di Foggia, da Diomede, sbarcato sulle rive del Gargano, dove avrebbe trovato il suo habitat naturale. Gli studi ampelografici danno per certa, comunque, l’appartenenza genetica del vitigno a un gruppo di varietà dell’Adriatico orientale. Molto amato da Federico II di Svevia per la sua corposità, avrebbe conquistato anche i palati dei marchesi D’Avalos, i quali, dopo aver acquistato la città di Troia nel 1533, incrementarono la produzione di Nero di Troia in tutta la zona.

La sua catalogazione tra le uve nere risale al Bollettino Ampelografico del 1875 del Ministero dell’Agricoltura a cura di Domenico Froio, direttore della Cantina Sperimentale di Barletta e San Severo, che lo definisce “Uva di Troia o Vitigno di Canosa” e indica come aree di produzione “Barletta, Corato, Andria e Trani. Infatti, sebbene la sua zona di origine fosse il foggiano, a seguito di un notevole incremento dell’olivicoltura, il vitigno si sarebbe via via spostato verso la zona litoranea pugliese della Provincia di Barletta-Andria-Trani, nella parte settentrionale della provincia di Bari, dove costituisce ormai il fondamento dei vini rossi della denominazione Castel del Monte.

 

Bombino nero

L’altra uva rossa più importante della zona è il Bombino nero, antico autoctono pugliese di origini incerte , il cui nome potrebbe derivare dalla forma del grappolo, che ricorda un bambino con le braccia sollevate, da cui il nome. È noto anche col nome di Buonvino, per l’elevata resa in mosto dei suoi grappoli. È coltivato a nord di Bari e nel basso foggiano e dà un ottimo vino rosato, l’unico in Italia tutelato da una DOCG, poiché i suoi acini sono rivestiti da una buccia sottile e poco colorata e tendono raramente a raggiungere la piena maturità, mantenendo quindi un alto livello di acidità.

 

Bombino bianco

Tra le uve bianche la più diffusa è il Bombino bianco, noto nel Lazio, Marche e Abruzzo col nome di Trebbiano d’Abruzzo e di Pagadebit in Emilia Romagna, una delle varietà più produttive italiane. È caratterizzato da grappoli spargoli di forma conica medio-grandi, con acini sferici e dalla buccia abbastanza spessa. A maturazione alquanto tardiva (seconda metà di settembre) è in grado di mantenere ottimi livelli di acidità anche nei climi più caldi e sviluppa un potenziale zuccherino relativamente modesto. Altre varietà proprie di questo territorio sono poi l’Aglianico, il Montepulciano, il Pampanuto, il Greco e la Malvasia Bianca.

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CONSORZIO DI TUTELA VINI DOC CASTEL DEL MONTE

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